Qual è il peso della adattabilità e dei problemi cognitivi?

La definizione del DSM-IV stabilisce che i tratti di inattenzione e impulsività/iperattività devono comportare una disfunzione in almeno due contesti di vita (ad esempio famiglia e scuola). Il DSM-IV menziona anche una vasta gamma di possibili “disturbi e caratteristiche associati”. Tra questi vi sono: una bassa tolleranza alla frustrazione, esplosioni di collera, bullismo, labilità di umore, disforia, bassa autostima, rifiuto dai pari. Nonostante la lunga lista di problemi, il DSM-IV presume che l’ADHD sia un disturbo in sé e non una predisposizione per altri problemi.

Vi sono sempre più evidenze invece che i bambini con problemi scolastici e comportamentali attribuiti all’ADHD hanno fattori diversi dalla inattenzione e dalla iperattività che determinano i loro disturbi. I dati depongono nei differenti tratti comportamentali per una presenza di tipiche disabilità cognitive. Le predisposizioni comportamentali sono state variamente descritte, ma in generale sono centrate intorno alle dimensioni di bassa adattabilità e di flessibilità. In uno studio preliminare del 1979 (46) su 61 bambini inviati dagli insegnanti al neuropsichiatra infantile per problemi di comportamento e di apprendimento, 30 ricevevano dallo specialista una diagnosi di MBD (disfunzione cerebrale minima): questi al Behavioral Style Questionnaire dei genitori erano sì più attivi e meno attenti degli altri 31, ma il tratto che più li differenziava dagli altri era la bassa adattabilità. Nello standardizzare un nuovo questionario per gli insegnanti su bambini prescolari, Billman e McDevitt (47) trovano una correlazione di 0.80 tra gli item di impulsività-iperattività e quelli che definiscono la bassa adattabilità. Altri Autori sono arrivati a conclusioni sovrapponibili a proposito della centralità della bassa adattabilità, del tipo “la capacità limitata di modificare il proprio comportamento in funzione delle richieste e dei bisogni del contesto” (48), “il nodo è il modo in cui il bambino regola le proprie reazioni” (37), e “una incapacità nell’autocontrollo” (49). Come mai gli esperti del DSM hanno trascurato questa importante dimensione comportamentale? Probabilmente per la loro scarsa familiarità col patrimonio conoscitivo del temperamento infantile e in particolare del tratto temperamentale della adattabilità rispetto all’adattamento sociale e scolastico. O forse la confusione è nata anche dal fatto che in genere nel Behavioral Style Questionnaire alta attività e bassa adattabilità sono correlate positivamente (50), come pure bassa persistenza e bassa attenzione correlano positivamente con la bassa adattabilità (51). Ciononostante la bassa adattabilità è una dimensione autonoma e più potente delle altre nel predire adattamento scolastico e sociale. Un altro fattore altamente coinvolto nei problemi scolastici e comportamentali non considerato nella ADHD sono le disabilità cognitive. Levine (52) ha descritto dettagliatamente “la eterogeneità delle manifestazioni e disfunzioni associate, incontrate nei bambini con difficoltà di attenzione che interferiscono con l’attenzione diretta al compito durante gli anni scolastici”. Denckla (53)identifica i processi di pianificazione cognitiva e la memoria di lavoro tra questi. Se questi fattori non vengono sistematicamente indagati, la diagnosi di ADHD può essere impropria.

In questa prospettiva inattenzione e iperattività possono essere una conseguenza e non una causa rispetto a fattori di rischio più potenti come la bassa adattabilità e le disabilità cognitive.

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