ADHD alla carica !

Riceviamo la segnalazione di questo articolo del Dott. Pier Christian Verde, e volentieri la pubblichiamo

Chiusi molto presto i battenti per i commenti sul Corriere riguardo l’articolo di Peccarisi che annunciava la scoperta di un nuovo metodo diagnostico non invasivo che sarebbe in grado di diagnosticare precocemente l’ADHD (Attention Deficit Hyperactive Disorder) cogliendo una peculiare forma di connessione elettrica tra cervello destro e sinistro attraverso un nuovo tipo di esame, nientepopodimeno che uno scan elettro-interstiziale (EIS). Solo sette commenti che tuttavia stavano mettendo pesantemente in dubbio  i risultati della ricerca e la credibilità del gruppo francese di Digione che l’aveva pubblicata, nonché la correttezza stessa dell’autore dell’articolo. In sostanza si andava profilando una valanga insurrezionale che ribadiva tutti i dubbi e le proteste che da anni vengono vivacemente espresse circa la legittimità di utilizzare una diagnosi medica per individuare un tipo di disagio dei bambini – deficit di attenzione e iperattività –  che molti sospettano essere dovuto in larga parte a fattori non organici. Eludendo quindi la necessità di un discorso più ampio sulle problematiche esistenziali che possono portare ad iperattività e deficit di attenzione, a partire dal malo funzionamento del gruppo familiare per arrivare al discutibile funzionamento della scuola.  Eludendo, infine, anche il discorso degli effetti negativi prodotti dall’etichettamento e dalla medicalizzazione forzata dei disagi sociali e esistenziali, effetti che non possono essere ignorati in un paese come il nostro che può vantare di aver dato i natali a Franco Basaglia. Certo il Peccarisi, l’estensore dell’articolo, ci metteva del suo con un articolo che palesemente ignorava la presenza di questi dubbi ampiamente diffusi nella maggioranza della popolazione italiana e puntava tutto sulla non invasività del nuovo sistema diagnostico. Inoltre condiva il tutto con la modernità di un avatar virtuale che restituirebbe – nientemeno che a colori   – gli accadimenti interni al corpo – quelli “veri”, quelli che si toccano con mano e fugano ogni dubbio – e concludeva l’articolo con un melenso appello a sottoporre a tutti i costi i bambini a questa diagnostica per far loro un regalo(sic!).

Ciononostante, se consideriamo i mezzi che sono stati impegnati sull’ADHD da parte delle case farmaceutiche, non dobbiamo sorprenderci che si cominciano a trovare alcuni riscontri che confermano che comportamenti iperattivi e deficit di attenzione possano avere un correlato organico, in questo caso una particolare forma di conduzione tra emisfero destro e sinistro. Ancorché il risultato è molto generico rispetto alla finezza delle connessioni tra le varie parti del cervello e alla loro complessa articolazione, si tratta comunque di un risultato significativo che probabilmente può essere trovato sia nel cosiddetto ADHD che in altre condizioni cosiddette normali e cosiddette patologiche. Il problema a mio modo di vedere non sta nel fatto che un comportamento prevalentemente disattento e iperattivo abbia dei riscontri cerebrali, sarebbe stato ben strano il contrario. Perfino un singolo pensiero ha ormai degli evidenti correlati cerebrali che lo distinguono da un altro. Per cui sarebbe in sostanza possibile distinguere il pensiero del compiacente Peccarini dal mio – tanto per fare un esempio tra tanti – e forse questo sarebbe un miglior modo di impiegare i limitati fondi che vengono assegnati alla ricerca. Il problema quindi non sta nell’esistenza di substrati neuronali che supportano specifici comportamenti ma va invece ricervato nell’interpretazione che viene data a livello macroscopico di ciò che accade nel substrato neuronale microscopico. Per quanto riguarda questa lieve asimmetria destro sinistro – per quanto essa faccia riferimento a una concezione semplicistica e in buona parte abbandonata dagli studiosi – essa esprime tuttavia una duplicità che non è del tutto priva di fondamento essendo dato che la metà destra è sicuramente coinvolta in forme di adattamento più automatiche mentre la sinistra è certamente più implicata nella revisione di questi adattamenti automatici e nella loro modifica attraverso il linguaggio. Tuttavia già il fatto di parlare di adattamento, come io faccio, sta a significare che è possibile una spiegazione non solamente organica al malo funzionamento degli interscambi destro sinistro. Secondo questa spiegazione alternativa andrebbe verificata l’ipotesi che i bambini si adattino plasticamente a svolgere le funzioni affettive basilari (destro) che gli vengono chieste e a non sviluppare alcune funzioni di precisione linguistica (sinistra) che li potrebbero portare a sviluppare uno spirito critico, catatterizzato da maggiore attenzione e apprendimento non mnemonico. Pertanto molti bambini esprimono i loro stati di tensione, la loro esistenza autonoma attraverso stati di iperattività in quanto non vengono supportati né dai genitori né dalla scuola ad un uso del linguaggio che gli fornisca la possibilità di modificare le relazioni in cui gli viene chiesto di svolgere alcune funzioni di sostegno affettivo per le loro famiglie e non altre che interessano meno quando non danno addirittura fastidio.

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