Recensione al libro “Salviamo Gian Burrasca”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, questa recensione al libro “Salviamo Gian Burrasca”:

Mi sono posto alcuni problemi su come  affrontare la lettura di “Salviamo Gian Burrasca”. Non sono un pedagogo né pedagogista; non sono medico né operatore sanitario; non sono psicologo né insegnante e, perciò, non possiedo  i requisiti necessari a cogliere i dettagli “tecnici” del problema e ne temevo una lettura – per me – ostica, faticosa. 
Ho sempre, istintivamente, diffidato da “Giù le mani da ….”, “Dalla parte dei ….” vedendo ed intuendo, molte volta a ragione, negli urlatori di tali proclami la ricerca di interessi materiali, o di potere, celati dalla nobiltà del tema. Altro motivo di diffidenza derivava dall’ostentato talebanismo dei proclamatori oltre che la loro faziosità e cecità: non esistevano, nella società, altri problemi oltre quello di cui si occupavano… Ho quindi aspettato un po’ prima di leggere per mettermi nel corretto stato d’animo, facendo leva sul mio mai sopito interesse per i problemi sociali, interesse che innerva una passione politica vissuta a tutto tondo.
L’argomento, quindi, mi poteva, doveva interessare sul piano sociale cioè politico. 
“Salviamo Gianburrasca” è stata una lettura agevole, piana, tranquilla, molto comprensibile.
Pensavo, francamente, che il problema “sull’abuso dei psicofarmaci a danno dei bambini” fosse sì un problema, ma di nicchia, e – pertanto – da delegare agli operatori del settore che, però, a volte fanno parte del problema stesso. Gli aspetti del tema, dal complesso groviglio, sono esaminati con lucidità, con copiosa documentazione a supporto (note a piè pagina, appendice…) con coraggio e senza il “talebanismo” che temevo. 
L’utilizzo delle più moderne tecniche di marketing per pubblicizzare la malattia invece che il farmaco, l’interessato  stimolo al “bisogno”, il coinvolgimento di molti, troppi protagonisti di una catena che dalle industrie farmaceutiche arriva fino agli insegnanti, l’utilizzo dei bambini come meri consumatori al servizio della produzione di farmaci, il sorgere di “piccole caste” tra gli operatori della catena ne fanno un grave, diffuso problema sociale, e quindi politico.
Il libro non nega il problema clinico, che, nella realtà, sarebbe davvero di nicchia; viene denunciato piuttosto, con analitico esame, il programmato allarme con cui si fa nascere, crescere e propagare la “necessità” della somministrazione di farmaci, per fini che nulla hanno a che vedere con la “salute pubblica” e che molto hanno a che vedere con interessi finanziari (di società e di singoli) e di carriera.
La denuncia è fatta, cosa che ho apprezzato, senza astio, odio e moralismo; forse con qualche accenno di indignazione civica, ma con cheta e non gridata passione, e con una documentazione così ricca a supporto delle denunce e delle questioni che il libro pone, che ad un anno dalla pubblicazione non vi sono notizie di alcuna iniziativa presso Autorità Giudiziaria da parte delle aziende e delle persone citate nel volume. Con la mia ottica di lettura, vedo un’attività di difesa di una parte debole, direi inerme della società, i bambini; un’azione per l’affermazione di diritti costituzionali; una valida azione politica.
In definitiva, un’attività svolta con coraggio, e che meriterebbe una maggiore attenzione da parte delle istituzioni repubblicane.
Grazie a Voi e un caro saluto
 
Libertino Scicolone – già Dirigente dell’Ente “Consiglio Regionale del Piemonte”

 

Comments are closed.