In Italia 2 milioni di adulti iperattivi: la replica di Luca Poma

Fonte: Abouthpharma online

Il giornalista e portavoce di “Giù le Mani dai Bambini”, il più rappresentativo Comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia accusa Big pharma di un’operazione di marketing farmaceutico

Qualche giorno fa la Società italiana di psichiatria (Sip) aveva lanciato l’allarme a proposito della sindrome di iperattività, Adhd, che sembrerebbe interessare, oltre i bambini circa due milioni di adulti. Durante il convegno internazionale “Adhd nell’adulto: clinica e trattamento” era stata anche lanciata una task force dedicata, l’Italian Board for Information and Study of Adult Adhd (Ibisa-Adhd). Per tutta risposta arriva la denuncia di Luca Poma, giornalista e portavoce di “Giù le Mani dai Bambini”, il più rappresentativo Comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org), che da oltre 10 anni si batte contro le prescrizioni troppo disinvolte di psicofarmaci ai minori, che accusa Big pharma di riprovarci con gli adulti dopo il tentativo fallimentare con i bambini. “L’iperattività e il deficit di attenzione sono un mercato ghiottissimo per le multinazionali del pharma – spiega Poma – che fatturano miliardi di dollari all’anno in tutto il mondo vendendo farmaci psicoattivi che non curano alcunché ma sedano solo i sintomi del disagio. L’Italia è il 5° mercato farmaceutico al mondo, ma nonostante imponenti e aggressive campagne internazionali di marketing, i grandi dei settore non hanno mai sfondato nel nostro paese con gli psicofarmaci per bambini distratti e troppo agitati”

“Noi ci occupiamo di vigilanza sull’ADHD nell’infanzia, ma è evidente che questo allarme è figlio di un’unica strategia di marketing. La lotteria a questo giro propone questi numeri: dal 3 al 4,5% degli italiani meriterebbero una diagnosi, ovvero ben 2 milioni di adulti. Una vera epidemia su scala nazionale, evidentemente sfuggita alla lente attenta della medicina e anche del Servizio Sanitario Nazionale. Più probabilmente un’enorme bacino di business per chi produce psicofarmaci che dovrebbero curare questa presunta patologia”.

“Certamente vi sono difficoltà di comportamento che vanno prese in carico, ci mancherebbe – aggiunge Poma – ma l’iperattività come anche la disattenzione sono sintomi aspecifici presenti in oltre 300 patologie mediche: di qui a confezionare ad arte una “malattia” come si cerca di fare da decenni ne corre. La polemica sulla mania “classificatoria” dei disagi mentali tipica degli USA d’altra parte non è nuova, ma noi arriviamo sempre in ritardo: mentre in America discutono da tempo di disease mongering, l’invenzione a tavolino di malattie per vendere più farmaci, qui da noi questi esperti lanciano l’allarme per una nuova presunta epidemia nazionale. Entrambi questi medici sostengono che questo tipo di diagnosi possono essere effettuate in maniera agevole, il che non è assolutamente vero, vista la quantità di polemiche in tutto il mondo su questa moda diagnostica e sull’approssimazione delle diagnosi, ed entrambi sponsorizzano le opzioni terapeutiche a disposizione, che prevedono quasi sempre l’uso di psicofarmaci, arrivando addirittura a qualificare la mancata diagnosi di questi problemi di comportamento come negligenza medica, quasi a paventare scenari minacciosi per chi tra i loro colleghi non voglia aderire alla prassi delle diagnosi facili”.

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