Editoriale – The Lancet

area scientifica Giù le mani dai bambini Onlus

Pubblicato su The Lancet Volume 363, Number 9418 –  April 24, 2004

Depressing Research

It is hard to imagine the anguish experienced by the parents, relatives, and friends of a child who has taken his or her own life. That such an event could be precipitated by a supposedly beneficial drug is a catastrophe. The idea of that drug’s use being based on the selective reporting of favourable research should be unimaginable. In this week’s issue of The Lancet (p 1341), however, a meta-analysis by Craig Whittington and colleagues suggests that this is what has been happening for research into the use of antidepressants in childhood. Their results illustrate an abuse of the trust patients place in their physicians. They also represent an abuse of the trust placed by trial volunteers in the medical and pharmaceutical establishments. […]

Testo integrale originale in inglese, disponibile a questo link.


Traduzione in italiano a cura del Dott. Claudio Ajmone per GiùleManidaiBambini.org

Ricerca Deprimente

È difficile immaginare l’angoscia provata dai genitori, parenti e amici di un bambino che si è tolto la vita. Che un tale evento possa essere precipitato da un farmaco presumibilmente benefico è una catastrofe. L’idea che l’uso di quel farmaco sia basato sulla segnalazione selettiva di ricerche favorevoli dovrebbe essere inimmaginabile.

Nel numero di questa settimana di The Lancet (p 1341), tuttavia, una meta-analisi di Craig Whittington e colleghi suggerisce che questo è ciò che è accaduto per la ricerca sull’uso di antidepressivi nell’infanzia. I loro risultati illustrano un abuso della fiducia che i pazienti ripongono nei loro medici. Essi rappresentano anche un abuso della fiducia riposta dai volontari della sperimentazione negli istituti medici e farmaceutici.

La storia della ricerca sull’uso degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) nella depressione infantile è una storia di confusione, manipolazione e fallimento istituzionale. Anche se le prove pubblicate erano inconsistenti nel migliore dei casi, l’uso degli SSRI per trattare la depressione infantile è stato incoraggiato dalle aziende farmaceutiche e dai clinici di tutto il mondo.

 Il mese scorso, il Canadian Medical Association Journal ha rivelato stralci di un memorandum interno della GlaxoSmithKline che dimostra come l’azienda abbia cercato di manipolare i risultati delle ricerche pubblicate. Riguardo a uno studio sull’uso della paroxetina nei bambini, il memorandum afferma: “Sarebbe inaccettabile includere una dichiarazione che l’efficacia non è stata dimostrata, perché questo minerebbe il profilo della paroxetina”. L’anno scorso il Comitato britannico per la sicurezza dei farmaci ha proibito il trattamento della depressione infantile con qualsiasi SSRI tranne la fluoxetina.

Nonostante questo, la settimana scorsa la Food and Drug Administration negli Stati Uniti sembra non aver agito in modo appropriato sulle informazioni fornite loro che questi farmaci erano sia inefficaci che dannosi nei bambini.

In una cultura medica globale in cui la pratica basata sull’evidenza è vista come il gold standard per la cura, queste mancanze sono un disastro. La meta-analisi dei dati pubblicati supporta un numero crescente di decisioni cliniche e linee guida, che a loro volta dettano l’uso di vasti livelli di risorse sanitarie.

Questo processo è reso del tutto superfluo se i suoi risultati sono così facilmente manipolati da coloro che hanno potenzialmente enormi guadagni finanziari. Le vendite globali della paroxetina SSRI della GlaxoSmithKline, per esempio, ammontavano a 4-97 miliardi di dollari solo l’anno scorso. Inoltre, l’utilità di organizzazioni come il National Institute for Clinical Excellence (NICE) è significativamente minata in circostanze in cui sono solo in grado di accedere ai dati sui prodotti sanitari che sono visti come vantaggiosi per i produttori dei prodotti.

Quanto è fiduciosa la società che simili fallimenti non si verificheranno su più larga scala in futuro? UK Biobank intende reclutare e seguire una coorte di circa 500.000 volontari. I dati raccolti saranno utilizzati in parte per sviluppare nuovi prodotti farmaceutici e test diagnostici. Molto tempo e sforzi sono già stati investiti per garantire l’applicazione di principi etici e normativi appropriati per tutte le fasi del progetto.

Tuttavia, i legami della UK Biobank con l’industria farmaceutica sono già chiari. John Bell, presidente del comitato scientifico di UK Biobank è anche un direttore di Roche. Inoltre, almeno una parte dei 70-500 milioni di sterline stimati necessari per completare il progetto sono previsti provenire da fonti industriali. Con questo livello di coinvolgimento, un’azienda farmaceutica si sentirà davvero obbligata a pubblicare informazioni derivate da questi volontari che uno dei suoi prodotti non funziona?

Sono necessari cambiamenti ad ogni livello dell’infrastruttura sanitaria globale. I governi devono collaborare efficacemente su questioni di sicurezza dei pazienti, piuttosto che duplicare gli sforzi. Le istituzioni governative come il NICE hanno bisogno di poteri legali per assicurare che la ricerca biomedica sia usata per migliorare la salute anche se questo non equivale a un miglioramento dei profitti.

A livello individuale, i medici e i dipendenti delle compagnie farmaceutiche devono ricordare che senza la fiducia dei volontari della sperimentazione e dei pazienti la ricerca e la pratica medica diventeranno impossibili. Le persone di tutto il mondo comprendono il desiderio di raggiungere il successo e di lavorare in un ambiente redditizio. Tuttavia, non tollereranno l’idea che nella ricerca biomedica questo possa avvenire a spese della vita dei loro figli.

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