Adhd, sindrome da iperattività: ora la «trova» un avatar computerizzato

Un articolo sul Corriere della Sera che illustrava un presunto nuovo metodo per una “diagnosi sicura” dell’ADHD, rapidamente confutato da esperti indipendenti che hanno pubblicato post di critica sul forum on-line del quotidiano. Dopo pochi giorni, la discussione è stata bloccata da gestori del sito del giornale…Il testo integrale dell’articolo (Di: Cesare Peccarisi – pubblicato sul Corriere.it, il 30/10/2010):

Adhd, sindrome da iperattività: ora la «trova» un avatar computerizzato
Si chiama Eis ed è più efficace di qualsiasi altro strumento, dalla Tac alla risonanza magnetica

MILANO – Nonostante i criteri diagnostici definiti dal DSM, il manuale delle malattie mentali,  bibbia degli psichiatri di tutto il mondo, la diagnosi di ADHD, il disturbo da deficit dell’attenzione e da iperattività, è ancora gravata, soprattutto nel bambino, da frequenti errori. Ciò può portare a errati trattamenti con effetti collaterali a carico del cervello che potrebbero avere pesanti ricadute in là negli anni.

Al di là dei tentativi di miglioramento della diagnosi clinica (ad es. l’American Academy of Pediatrics ha appena diffuso nuove linee guida dirette ai medici di famiglia per una precoce individuazione del disturbo in bambini fra 4 e 18 anni), sono stati fatti molti tentativi per individuare una tecnica strumentale che potesse aiutare il medico: l’elettroencefalografia,  la tomografia assiale computerizzata (TAC) o la risonanza magnetica con tensore di diffusione (in sigla DTI, da diffusion tensor imaging),  ma nessuna si è finora dimostrata davvero utile e soprattutto indicata a un facile utilizzo di routine a bassi costi. I neuropsichiatri infantili dell’università di Digione (Francia) hanno usato in 112 bambini (metà sani e metà affetti) uno scan elettro-interstiziale (in sigla EIS,), strumento portatile che usa la tecnologia della bioimpedenza.

Questo esame non è invasivo, costa poco ed è facilmente utilizzabile di routine, offrendo la possibilità di monitorare in maniera obiettiva l’andamento del quadro clinico, anche in risposta ai trattamenti. Inoltre consente di confermare la diagnosi clinica di ADHD con una specificità del 98% e una sensibilità dell’80%. Nello studio, pubblicato su Psychology Research & Behaviour Management, gli autori tengono a precisare che questo esame non può da solo diventare l’unico marker diagnostico di ADHD, ma se questi risultati saranno confermati, diventerà certamente quell’ausilio pratico che finora era sempre mancato nella diagnosi clinica. D’altro canto, anche se questa metodica è stata impiegata per la prima volta in questa malattia, ha alle spalle anni di utilizzo nella diagnosi di altre patologie, da quelle cardiache a quelle neurologiche e metaboliche.

Si basa sul principio della bioimpedenza, cioè della conducibilità di minimi flussi di  corrente attraverso i tessuti corporei, lo stesso usato dall’elettrocardiogramma e dall’elettroencefalogramma, ma in questo caso invece di un semplice tracciato i dati sono elaborati da un computer che li trasforma in immagini. Il tempo impiegato ad attraversare ogni organo e le modalità di attraversamento sono caratteristici per ognuno di essi e anche la più piccola alterazione determina un cambiamento rilevato dal computer il quale, basandosi su queste variazioni, può ricostruire virtualmente l’alterazione che le ha provocate. L’EIS dispone al suo interno del modello di un corpo virtuale umano, un avatar di base su cui adattare le alterazioni rilevate e ciò gli consente di conformare il suo modello virtuale ai dati ricavati, ottenendo un’immagine perfettamente fedele dell’organo reale. L’esame completo non dura più di 5 minuti.

L’intero armamentario sta in una valigetta che contiene un computer laptop, uno schermo, due placchette da applicare sulla fronte del paziente e quattro placchette piatte in rame, oltre ovviamente ai fili che collegano tutte le componenti fra loro.  Il paziente si siede davanti al medico, con due placchette sul tavolo su cui appoggiare le mani aperte e altre due per terra su cui poggiare i piedi. Quando sulla fronte gli vengono applicate due placchette del tutto simili a quelle di un normale elettroencefalogramma, il circuito elettrico è pronto. Sullo schermo del computer il medico vede subito comparire nella metà sinistra l’avatar con gli organi interni conformati a quelli del paziente, diversamente colorati a seconda del loro stato di salute. A destra compaiono invece una serie di indici, ognuno corrispondente a un organo, che variano in altezza e colore a seconda delle condizioni dell’organo cui si riferiscono.

Il paziente non prova alcun dolore, l’esame non è invasivo e il medico ne ricava una visione completa della sua situazione interna, ottenendo fra l’altro i corrispondenti indici numerici che può salvare e poi stampare un po’ come quando si fa l’esame del sangue…. Se interessa un particolare organo, ad esempio il fegato, l’EIS può essere programmato per mettere in primo piano solo quello e così il medico vedrà solo il fegato dell’avatar,  diversamente colorato a seconda del suo stato di salute. Lo stesso accade per il cervello e i ricercatori francesi hanno verificato che nei bambini affetti da ADHD c’è una conduttività elettrica diversa fra corteccia frontale destra e sinistra: i due emisferi appaiono infatti colorati diversamente, mentre nei bambini normali ciò non accade. Probabilmente c’è una minima riduzione dell’attività di queste regioni che solo l’EIS riesce a percepire.

D’altro canto alcuni studi di brain imaging avevano indicato un’alterazione del flusso sanguigno di quest’area e ciò avviene quando le cellule nervose lavorano di meno. Per essere sicuri dei risultati i neuropsichiatri di Digione hanno fatto anche una controprova usando prima una corrente che andava da destra a sinistra e poi da sinistra a destra: le alterazioni di conduttività non sono cambiate. Il principale vantaggio di questa metodica sarà una diagnosi precoce seguita da un rapido trattamento e in secondo luogo la possibilità di una valutazione diretta e continua degli effetti di tale trattamento, allontanando così molti dei problemi sempre incontrati in questa malattia. Finora comunque, nei casi in cui la diagnosi era corretta e il trattamento indicato, molti studi hanno verificato che i ragazzi ne traggono grande beneficio e possono avere una vita sociale e scolastica del tutto normale. Forse adesso, per fare questo regalo a molti più bambini basteranno solo cinque minuti…

I commenti dei lettori online:

“leprechaun”: Elettroencefalografia e Elettrocardiografia non si basano su misure di conducibilità. Gli strumenti misurano tensioni *prodotte* dall’attività nervosa o muscolare, sono dunque strumenti passivi. La conducibilità si misura applicando una tensione e misurando una corrente, ed è quindi un metodo attivo, e lo strumento quindi non misura una attività elettrica, ma un parametro elettrico. E dunque “… Probabilmente c’è una minima riduzione dell’attività di queste regioni che solo l’EIS riesce a percepire”, non fa senso, né grammaticalmente né semanticamente. Semmai “c’è una minima differenza tra la conducibilità dei due emisferi”.

“Amegighi”: Cerchiamo di essere più seri e precisi Concordo pienamente con leprechaun. Cari giornalisti scientifici, capisco pienamente la vostra encomiabile attività e fatica nel cercare, trovare e tradurre in linguaggio accessibile a tutti, le scoperte scientifiche in tutti i campi e nel campo biomedico in particolare. La conoscenza scientifica in Italia è molto bassa, rispetto alle altre nazioni evolute, e basterebbe leggere gli articoli delle pagine scientifiche del New York Times per rendersene conto. Tuttavia, quando parlate di argomenti inerenti la Bio-Medicina e delle loro implicazioni sulle malattie, dovete pensare che vi possano leggere dei potenziali pazienti o parenti di pazienti. Avrei già da dire sull’utilizzo del termine “avatar” (allora anche un ECG è un avatar ?), più aduso ad internet che alla medicina. Nello specifico, poi, trattandosi di malattia psichiatrica si misura solamente la conduttività elettrica di un tessuto, e non certamente se ne esplorano i caratteri. Ma questa è una questione di semantica moderna. Passiamo all’articolo. Quali sono la sensibilità e la specificità degli altri metodi di diagnosi ? Sono stati applicati per paragone allo stesso campione del lavoro ? Non sono scritti nell’articolo, nè nel lavoro.Questa mancanza avrebbe determinato la “rejection” del lavoro da parte dei revisori anonimi di una rivista con Impact Factor (cioè valida). Ma ciò non è avvenuto perchè la rivista in questione NON ha Impact Factor. Cioè NON è considerata valida.

“portavoce bambini”: ennesima buffonata…? Sarebbe interessante verificare chi ha finanziato questo studio poco serio (e infatti come giustamente fanno notare gli altri poster non pubblicato su alcuna rivista indicizzata). Scommetto che c’è qualche produttore “sensibile” al business dell’ADHD… Sono 50 anni che vengono spesi centinaia di milioni di dollari per dare un significato scientifico a un operazione di disease mongering che frutta miliardi di incassi all’anno, e in tutto questo tempo e con tutti questi soldi l’unica cosa che avrebbero dovuto trovare – un marker biologico dell’ADHD – non l’hanno trovata…direi quindi che questo ennesimo tentativo si commenta da se. Peccato che il tutto avvenga sulla pelle di bambini (anche quelli realmente bisognosi di presa in carico per disagi gravi, che spesso più che metanfetamine non si vedono somministrare…) Luca Poma

“smz”: Un lungo commento: scusate ma devo… Buon giorno. Vorrei aggiungere la mia voce a quella dei lettori leprechaun (correttissima la distinzione tra “attività elettrica” e misura di un parametro elettrico, resistenza o impedenza nello specifico) e Amegighi (di cui condivido appieno la critica di mancanza di serietà scientifica all’articolo). Vorrei aggiungere alcune di considerazioni: 1) Non esiste, che mi risulti, una “Università di Digione” ma una “Università della Borgogna” (http://www.u-bourgogne.fr/) con sede a Digione (nota per l’ottimo corso di laurea in enologia). Ha anche una facoltà di medicina, che però tra i suoi settori di ricerca (http://medecine.u-bourgogne.fr/Nos-Equipes/Recherche/nos-equipes/id-menu-15.html) non cita affatto studi di neuropsichiatria infantile e tanto meno studi riguardanti il cosiddetto EIS (Electro-Interstitial Scanner). 2) Ho volutamente utilizzato il termine “cosiddetto”, perché l’apparecchiatura in questione non appare affatto essere uno “scanner” cioè un apparato che sulla base di una scansione (appunto…) bi o tri-dimensionale di un qualche parametro ricostruisce un modello dell’oggetto scansionato (così come fa per esempio la TAC o la NMRI o più prosaicamente lo scanner di immagini che colleghiamo al nostro PC). L’apparato in questione sembra effettuare una misura di alcuni parametri bio-elettrici (impedenza) e “proietta” (non si sa come…) questi parametri sul famoso “avatar”. Cioè, non crea una immagine del nostro corpo, ma contiene al suo interno un modello (generico) del corpo umano sul quale visualizza le quantità misurate. Come possa associare o per meglio dire “referenziare” le misure che effettua ad una specifica posizione del corpo e quindi dell’avatar modello, sembra essere un mistero che non ci è dato sapere. 3) Se facciamo una ricerca su Google per “Electro-Interstitial Scanner” il PRIMO risultato che ci viene restituito è un interessante articoletto del Dott. Stephen Barrett intitolato “Electro Interstitial Scans: Another Test to Avoid” (Scansioni Elettro-interstiziali: un’altro esame da evitare). L’articolo è pubblicato nel sito http://www.devicewatch.org che come sua missione dichiara: “… to combat health-related frauds, myths, fads, and fallacies” (… combattere frodi, miti, mode ed errori riguardanti la salute). 4) Vuole, cortesemente, l’estensore dell’articolo citarci le sue fonti e fornirci dei riferimenti alle autorevoli ricerche della “Università di Digione”? Tanto per dire, un qualsiasi articolo del genere su bbc.co.uk (senza parlare di “The Lancet” o “Nature”…) lo avrebbe fatto. Veramente, non vedo in questo articolo, la “qualità” degna della prima pagina di corriere.it

“Amegighi”: Serietà ? Non serietà ? Bisognerebbe iniziare ad aprire gli occhi sulla serietà e non serietà degli studi che vengono prontamente “gettati” in pasto ai media. Nel sito della National Science Fundation (www.nsf.gov) si trovano i principali indicatori sulle pubblicazioni su riviste internazionali serie nel campo Biomedico. Sono migliaia all’anno e chi lavora nel settore deve ricorrere a sistemi informatici (vedi database della National Library of Medicine, o PubMed) per poterle controllare in minima parte. Nonostante la serietà dei processi di revisione, a volte si incorre in lavori a dir poco discutibili o parziali. Va da sè, quindi, che ognuno che si occupa di ricerca, neanche considera “credibili” delle riviste prive dei cosiddetti indicatori metrici di valutazione (considerati anche come sistema di valutazione delle pubblicazioni di uno scienziato). Come sia arrivata su di un giornale, la notizia dell’articolo in questione, considerando lo scarso (nullo) valore della rivista, è materia non scientifica, ma forse esoterica. Resta il fatto che mentre i farmaci a disposizione contro la malaria si contano sulle dita di una mano, quelli per le malattie o disturbi psichiatrici, o per abbassare la pressione sono centinaia. La differenza forse sta che chi è ammalato di malaria vive nelle regioni arretrate del mondo, mentre gli altri vivono nelle regioni avanzate del mondo. E quindi, prendendola dalla parte di chi produce i farmaci….it’s economy, stupid…..con tutte le crude conseguenze della cosa

E per finire, l’articolo – di commento – pubblicato subito dopo su “Psiconews”:

ADHD  alla Carica!

Di: A.S. – Fonte: Psiconews.it

Chiusi molto presto i battenti per i commenti sul Corriere riguardo l’articolo di Peccarisi che annunciava la scoperta di un nuovo metodo diagnostico non invasivo che sarebbe in grado di diagnosticare precocemente l’ADHD (Attention Deficit Hyperactive Disorder) cogliendo una peculiare forma di connessione elettrica tra cervello destro e sinistro attraverso un nuovo tipo di esame, nientepopodimeno che uno scan elettro-interstiziale (EIS). Solo sette commenti che tuttavia stavano mettendo pesantemente in dubbio  i risultati della ricerca e la credibilità del gruppo francese di Digione che l’aveva pubblicata, nonché la correttezza stessa dell’autore dell’articolo. In sostanza si andava profilando una valanga insurrezionale che ribadiva tutti i dubbi e le proteste che da anni vengono vivacemente espresse circa la legittimità di utilizzare una diagnosi medica per individuare un tipo di disagio dei bambini – deficit di attenzione e iperattività –  che molti sospettano essere dovuto in larga parte a fattori non organici. Eludendo quindi la necessità di un discorso più ampio sulle problematiche esistenziali che possono portare ad iperattività e deficit di attenzione, a partire dal malo funzionamento del gruppo familiare per arrivare al discutibile funzionamento della scuola.  Eludendo, infine, anche il discorso degli effetti negativi prodotti dall’etichettamento e dalla medicalizzazione forzata dei disagi sociali e esistenziali, effetti che non possono essere ignorati in un paese come il nostro che può vantare di aver dato i natali a Franco Basaglia. Certo il Peccarisi, l’estensore dell’articolo, ci metteva del suo con un articolo che palesemente ignorava la presenza di questi dubbi ampiamente diffusi nella maggioranza della popolazione italiana e puntava tutto sulla non invasività del nuovo sistema diagnostico. Inoltre condiva il tutto con la modernità di un avatar virtuale che restituirebbe – nientemeno che a colori   – gli accadimenti interni al corpo – quelli “veri”, quelli che si toccano con mano e fugano ogni dubbio – e concludeva l’articolo con un melenso appello a sottoporre a tutti i costi i bambini a questa diagnostica per far loro un regalo(sic!).

Ciononostante, se consideriamo i mezzi che sono stati impegnati sull’ADHD da parte delle case farmaceutiche, non dobbiamo sorprenderci che si cominciano a trovare alcuni riscontri che confermano che comportamenti iperattivi e deficit di attenzione possano avere un correlato organico, in questo caso una particolare forma di conduzione tra emisfero destro e sinistro. Ancorché il risultato è molto generico rispetto alla finezza delle connessioni tra le varie parti del cervello e alla loro complessa articolazione, si tratta comunque di un risultato significativo che probabilmente può essere trovato sia nel cosiddetto ADHD che in altre condizioni cosiddette normali e cosiddette patologiche. Il problema a mio modo di vedere non sta nel fatto che un comportamento prevalentemente disattento e iperattivo abbia dei riscontri cerebrali, sarebbe stato ben strano il contrario. Perfino un singolo pensiero ha ormai degli evidenti correlati cerebrali che lo distinguono da un altro. Per cui sarebbe in sostanza possibile distinguere il pensiero del compiacente Peccarini dal mio – tanto per fare un esempio tra tanti – e forse questo sarebbe un miglior modo di impiegare i limitati fondi che vengono assegnati alla ricerca. Il problema quindi non sta nell’esistenza di substrati neuronali che supportano specifici comportamenti ma va invece ricervato nell’interpretazione che viene data a livello macroscopico di ciò che accade nel substrato neuronale microscopico. Per quanto riguarda questa lieve asimmetria destro sinistro – per quanto essa faccia riferimento a una concezione semplicistica e in buona parte abbandonata dagli studiosi – essa esprime tuttavia una duplicità che non è del tutto priva di fondamento essendo dato che la metà destra è sicuramente coinvolta in forme di adattamento più automatiche mentre la sinistra è certamente più implicata nella revisione di questi adattamenti automatici e nella loro modifica attraverso il linguaggio. Tuttavia già il fatto di parlare di adattamento, come io faccio, sta a significare che è possibile una spiegazione non solamente organica al malo funzionamento degli interscambi destro sinistro. Secondo questa spiegazione alternativa andrebbe verificata l’ipotesi che i bambini si adattino plasticamente a svolgere le funzioni affettive basilari (destro) che gli vengono chieste e a non sviluppare alcune funzioni di precisione linguistica (sinistra) che li potrebbero portare a sviluppare uno spirito critico, catatterizzato da maggiore attenzione e apprendimento non mnemonico. Pertanto molti bambini esprimono i loro stati di tensione, la loro esistenza autonoma attraverso stati di iperattività in quanto non vengono supportati né dai genitori né dalla scuola ad un uso del linguaggio che gli fornisca la possibilità di modificare le relazioni in cui gli viene chiesto di svolgere alcune funzioni di sostegno affettivo per le loro famiglie e non altre che interessano meno quando non danno addirittura fastidio.

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