Psicofarmaci non efficaci nella cura dei bambini iperattivi?

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Di Valentina Cervelli – fonte: medicinalive.com

Gli psicofarmaci non hanno effetto positivo sui bambini affetti da deficit dell’attenzionee iperattività: è necessario quindi fermare questo tipo di approccio terapeutico. E’ questo l’allarme lanciato dal comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica «Giù le mani dai bambini».

L’inutilità di questo tipo di terapia per l’iperattività ed il deficit dell’attenzione è solo la punta di un iceberg di carenze dal punto di vista farmacologico nei confronti dei più piccoli. Secondo l’organo di controllo infatti l’utilizzo degli stessi non è appoggiato da un numero sufficiente di studi e ricerche che possano provarne la validità. E quelle presenti sono considerate non appropriate per via dei campioni troppo piccoli e del breve tempo disperimentazione. Spiega il portavoce del comitato:

Gli studi pre-marketing e post-arketing per testare la sicurezza ed efficacia dei farmaci sono carenti, sia per numero di soggetti coinvolti che per la brevità della sperimentazione. Nonostante ciò, le autorità di controllo sanitario italiane a tutt’oggi non hanno ancora raccolto, in anni di somministrazione di psicofarmaci ai bambini, dati certi sull’efficacia di questi contestati prodotti.

E’ davvero transitoria e poco stabile la riduzione dei sintomi del deficit di attenzione e della iperattività? Il comitato si chiede se non sia stata volontariamente esplorata una strada che poteva essere lasciata da parte per un approccio terapeutico, meno chimico ma più reale nell’efficacia. Quel che ci si chiede è se un bambino affetto da tale disturbo non rischia semplicemente di diventare dipendente dai farmaci da adolescente e poi adulto senza effettivamente risolvere il problema.

Tutti questi dubbi sono stati espressi dall’organo di controllo al ministro della SaluteBeatrice Lorenzin in modo tale che possano essere accesi i riflettori sulle esigenze dei bambini e sulla loro salute effettiva, mettendo da parte il profitto delle persone coinvolte tutelando al contempo la salute dei più piccoli che non meritano di essere «sedati» se vi sono delle alternative fattibili.

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