Esport e psicostimolanti: il caso Adderall torna a far discutere

Esport e psicostimolanti: il caso Adderall torna a far discutere

L’utilizzo di Adderall, rinomato farmaco per combattere deficit di attenzione ed iperattività, sembra costituire un grave problema nell’ambiente competitivo

Articolo di Tuttosport del febbraio 2020


Tra Esport e Sport, molto spesso, possono esserci molti più punti in comune di quel che si pensa. Questa volta però, il collegamento che ci troviamo ad evidenziare è sicuramente un aspetto negativo in entrambi i settori, ovvero il “doping”.

Inutile sottolineare come il praticarlo sia non solo scorretto, ma spesso anche nocivo per il nostro corpo. Soprattuto quando si parla dell’Adderall, psicofarmaco considerato estremamente pericoloso e legittimato solo nei casi in cui venga prescritto da un medico. Il primo caso ufficiale è stato portato alla ribalta nel mondo esport nel 2015, da Kory “Semphis” Friesen (pro player di Counter Strike:G ) tramite una intervista su YouTube dove ha ammesso di farne largamente uso durante le competizioni insieme al suo team. All’epoca giocava nei Cloud9, ovvero una delle più importanti organizzazioni esports del Nord America e tra le più forti del periodo su CS:GO. Da quel giorno, continui dibattiti e discussioni si sono susseguiti, ed ancora oggi le accuse sembrano non frenare. Il celebre professionista statunitense Adam “Killa” Sloss, attivo su Call of Duty, ha deciso infatti di riportare alla luce la questione, sostenendo che il caso sia ben lontano dall’essere debellato.

Ma scendiamo nel dettaglio, ovvero il perchè tale farmaco sia così temuto e criticato. L’Adderall è uno psicostimolante usato per la cura della ADHD (sindrome da deficit di attenzione ed iperattività) che in questi ultimi anni ha visto un preoccupante e non autorizzato aumento nell’utilizzo anche tra gli studenti (che la chiamano “Addy“). Il motivo è presto detto, visto che migliora l’attenzione di chi lo utilizza, aumentandone sia la concentrazione, che le prestazioni muscolari (facendo inoltre diminuire la sensazione di stanchezza) e migliorandone i tempi di reazione. Usarne in troppa quantità può portare ad effetti completamente negativi, facendoci perdere il controllo sullo stato di salute del nostro corpo, portandolo letteralmente allo stremo.

Dopo il caso del 2015, sempre di più sono state le ammissioni di utilizzo. La stessa Overwatch League, il campionato professionistico dell’omonino titolo, fu coinvolta nel polverone, con il professionista Taimou che arrivò esplicitamente a dire nel 2018 che “vi sono almeno 20 casi di abuso di adderall nella OWL“. 

Nel corso degli ultimi anni si è cercato di combattere l’uso del farmaco, ma per Killa la situazione è ben lontana dall’essere risolta. E Adam ben conosce quelli che sono i diversi aspetti della situazione, visto che nel 2019 decideva di ritirarsi dalla scena proprio per l’eccessivo abuso di farmaci che caratterizzava la sua attività agonistica.

Nessuno ne parla perché tutti ci sono dentro“, questa è l’affermazione di apertura dell’intervento di Killa. Poche ma taglienti parole che sono in grado di riaccendere un acceso dibattito nella scena competitiva dei principali titoli del settore. Ora, ovviamente, si aspetta un’importante reazione da parte dei publisher e tournament organizer, non solo per assicurarsi un corretto svolgimento delle competizioni, ma per salvaguardare i loro principali attori.

Comments are closed.