Alternative omeopatiche per bambini affetti da ADHD

area scientifica Giù le mani dai bambini Onlus

DI: Dana Ulman M Ph.(*) – fonte: hpathy.com – http://hpathy.com/homeopathy-papers/homeopathic-alternatives-for-children-with-adhd/ – Traduzione a cura di Ilaria Pagliotta

Nel 2004 negli Stati Uniti sono stati prescritti oltre 28 milioni di farmaci per il trattamento dell’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività), ed ancora nel 2008 si parla di oltre 39 milioni di prescrizioni. Malgrado il numero di prescrizioni di questi potenti psicofarmaci ai nostri bambini possa fare impallidire, il quotidiano americano Washington Post ha diffuso un esteso studio federale e multicentrico che confermerebbe “l’assenza di differenze a lungo termine tra bambini costantemente sotto trattamento farmacologico e quelli mai sottoposti a trattamenti farmacologici” (Vedantam, 2009). …

L’iperattività e le sindromi che ne derivano (ADD o disturbo da deficit dell’attenzione, e ADHD) sono divenuti i disturbi psichiatrici infantili più trattati in America. Uno dei farmaci comunemente utilizzati nel trattamento dei bambini affetti da ADD o ADHD è il Ritalin, divenuto così diffuso da ottenere il soprannome di “vitamina R”.

Può sorprendere e allo stesso tempo disorientare sapere che il Ritalin è un farmaco simile all’anfetamina. Si potrebbe pensare che un farmaco del genere altro non fa che aumentare l’iperattività di un bambino già iperattivo. E invece, se prescritto a bambini già iperattivi, funziona come calmante. E paradossalmente l’utilizzo di un farmaco che induce sintomi paragonabili a quelli già presenti nel paziente è proprio il principio base della medicina omeopatica (curare il “simile con il simile”).

E’ risaputo che il Ritalin e un numero selezionato farmaci convenzionali (con base di digitale, nitroglicerina, colchicina, dosi di allergeni e vaccini) inducano proprio la stessa sintomatologia che sono (deputati)indicati a curare. Nonostante ciò, nessuno tra questi farmaci è considerato un vero medicinale omeopatico, in quanto gli omeopati utilizzano un dosaggio farmacologico molto più restrittivo e ridotto. Inoltre i farmaci omeopatici sono individualizzati in base alle esigenze del paziente e della sintomatologia da trattare.

A prescindere dagli effetti benefici che il Ritalin e altri psicofarmaci possono indurre a breve termine su piccoli pazienti affetti da ADD o ADHD, i più recenti risultati della ricerca indicano che questi stessi farmaci non provochino benefici a lungo termine. Ed è ancora più spaventoso il fatto che non ci siano “studi certi e approfonditi che rassicurino i genitori riguardo effetti collaterali irreversibili e ignoti provocati da questi stimolanti”, come notato dalla rivista americana Newsweek.

E sono molte le persone che sospettano l’esistenza di tali sconvolgimenti nefasti derivati proprio da questi farmaci. Gli effetti collaterali più noti nel trattamento di ADD e ADHD sono: irrequietezza, ansia, tremori, cefalee, reazioni allergiche, vertigini, disturbi addominali, aritmia cardiaca, pressione alta e psicosi (addirittura con presenza di allucinazioni). E’ tra l’altro noto che i bambini sottoposti a questi trattamenti possano mostrare un calo nell’appetito e conseguentemente alcuni di essi presentano una riduzione della crescita (altezza in particolare). Se un medicinale è in grado di influenzare in maniera così deleteria un dato così sistematico come la crescita di un bambino, figuriamoci quali altri gravi effetti possano scatenarsi nelle vite di questi piccoli pazienti.

Risulta chiaro che genitori e medici desiderino a questo punto indagare ed esplorare nuove metodologie meno invasive per curare l’ADD e l’ADHD prima di rivolgersi alla medicina convenzionale.

L’omeopatia può costituire una via alternativa, e sono diversi gli studi doppio cieco pubblicati da riviste mediche che documentano dei buoni risultati e delle cure in maggiore sicurezza. Detto ciò bisogna ammettere che fino ad ora gli studi che hanno testato i medicinali omeopatici si contano sulle dita di una mano e comunque non tutti hanno dimostrato l’efficacia di tali trattamenti.

Tuttavia alcuni di questi studi hanno dimostrato gli effetti benefici delle cure omeopatiche e data anche la maggiore sicurezza di tali farmaci, è ragionevole prendere in considerazione l’omeopatia prima di ricorrere a terapie decisamente più rischiose.

Certamente la ricerca in questo settore continuerà, intanto ai lettori potrà fare piacere sapere che esistono vari modi in cui la medicina omeopatica viene praticata. E sebbene possa essere dimostrato che una metodologia di prescrizione ed uso dei farmaci omeopatici risulti benefica, questi risultati non implicano necessariamente che tutti i metodi in cui viene utilizzata l’omeopatia siano ugualmente efficaci. Allo stesso modo, se uno studio non dimostra l’efficacia di una strategia d’uso di questi medicinali, ciò non scredita necessariamente l’intero sistema su cui regge l’omeopatia.

Detto altrimenti, non è perchè un tipo di antibiotico non sia efficace nel trattare un’infezione che un altro antibiotico non possa funzionare con successo.

La sfida posta innanzi dall’omeopatia, come dall’agopuntura, consiste nel fatto che il suo successo dipende in larga misura dall’omeopata e dalla sua conoscenza dei metodi di cura, nonché dalla sua abilità di trovare e adattare gli stessi ai disturbi idiosincratici del paziente. Nonostante la difficoltà di proporre dei trattamenti omeopatici individualizzati, i bambini sono i primi a trarne beneficio a lungo andare se i propri genitori saranno disposti ad esplorare delle possibilità terapeutiche sicure.

Ritalin vs. cure omeopatiche: uno studio.

Molti sono gli studi che hanno messo in luce quanto il Ritalin abbia un’efficacia a breve termine. Sorge spontaneo chiedersi allora se metterlo a paragone un con trattamento di tipo omeopatico.

Uno studio svizzero ha valutato 115 bambini (92 maschi, 23 femmine) di un’età media di 8,3 anni, con diagnosi di ADD/ADHD (Frei and Thurneysen, 2001). I pazienti sono stati inizialmente trattati con una terapia omeopatica personalizzata. I bambini sui quali la risposta al trattamento non era sufficientemente soddisfacente, sono stati trattati con Ritalin e sottoposti a controllo dopo 3 mesi. Dopo un trattamento di 3,5 mesi in media, il 75% dei bambini hanno risposto favorevolmente all’omeopatia, con un tasso di miglioramento del 73%.Il 22% dei pazienti sono stati sottoposti a trattamento con Ritalin, ottenendo un tasso di miglioramento del 65%.

La valutazione dei pazienti è stata effettuata secondo il CGI, Conners Global Index, che è la scala più utilizzata per la misurazione del grado dei sintomi del deficit di iperattività e attenzione. I bambini che hanno risposto alla terapia omeopatica hanno riportato una percentuale di miglioramento del 55% su scala CGI, mentre i bambini trattati con Ritalin il 48% della stessa scala. Tre bambini non hanno risposto né alla terapia omeopatica, nè al Ritalin e un bambino ha abbandonato lo studio prima del completamento. I ricercatori hanno dedotto che i benefici ottenuti con i trattamenti omeopatici fossero paragonabili a quelli indotti dal Ritalin, non avendo però la medicina omeopatica ha gli stessi effetti collaterali del Ritalin.

Poichè lo studio non era uno studio controllato con placebo, non è possibile determinare se i risultati positivi derivino dai medicinali omeopatici o dall’interrogatorio omeopatico (o da entrambe le cose). In ogni caso questo studio ha dimostrato che il 75% dei bambini affetti da ADD/ADHD hanno tratto beneficio dal “pacchetto” di cure proposto dagli omeopati, risultato sicuramente migliore di quello ottenuto dalle cure convenzionali proposte dai pediatri.

Nonostante le posizioni più scettiche riguardo all’omeopatia ritengano che la medicina omeopatica null’altro sia che una cura placebo, sono essi stessi a suggerire la tesi metafisica secondo cui l’omeopata sia dotato di speciali poteri curativi, e ciò avviene soprattutto perché molti di coloro che ricorrono all’omeopatia soffrono di disturbi cronici, ai quali la medicina convenzionale non ha fornito una risoluzione soddisfacente.

Un importante studio pubblicato dalla rivista pediatrica European Journal of Pediatrics

Se lo studio che abbiamo proposto precedentemente non era né doppio cieco né controllato con placebo, questo che andiamo ora a presentare non soltanto è entrambe le cose, ma molto altro ancora. La metodologia di ricerca utilizzata è alquanto sofisticata, presentando un cosiddetto effetto di “crossover”, ovvero metà dei pazienti iniziano il trattamento con terapia omeopatica, l’altra metà con terapia placebo e dopo sei settimane, i gruppi e le terapie vengono invertiti .Tale sofisticata metodologia è atta a mettere a confronto i risultati di ciascun bambino, quando trattato omeopaticamente e quando con placebo.

La nota rivista pediatrica European Journal of Pediatrics ha pubblicato un articolo che presenta due studi: un’osservazione clinica seguita da un trial doppio cieco randomizzato. Entrambi gli studi hanno concluso che l’omeopatia induce degli effetti positivi nei bambini affetti da ADHD (Frei, Everts, von Ammon, et al., 2005). I pazienti arruolati per lo studio ammontano ad un totale di 83 bambini dai 6 ai 16 anni, con diagnosi di ADHD effettuata tramite il DSM, IV criterio – manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Prima dello studio di crossover doppio cieco randomizzato e controllato con placebo,i bambini avevano tutti ricevuto cure omeopatiche personalizzate. I 62 pazienti che avevano raggiunto almeno il 50% dei miglioramenti secondo il Conners Global Index hanno partecipato al trial.

I pazienti sono stati suddivisi dunque in due gruppi, ciascuno dei quali ha ricevuto per sei settimane o le cure omeopatiche seguite da placebo (gruppo A), o viceversa (gruppo B).

All’inizio dello studio e dopo ogni periodo di crossover, i genitori hanno riportato i valori CGI e i pazienti sono stati sottoposti a test neuropsicologici. I valori CGI sono stati nuovamente considerati alla fine di ogni periodo di crossover e due volte durante il periodo di follow-up a lungo termine. All’ingresso nel periodo di crossover, le prestioni (funzioni

o prestazioni) cognitive, quali le percezioni visive globali, l’impulsività e la (struttura) divisione dell’attenzione, sono sensibilmente migliorate nella fase di studio in aperto “open label” (p<0.0001). Durante la fase di crossover i valori CGI riportati dai genitori risultavano particolarmente bassi (ciò significa che il bambino stava meglio) sotto trattamento omeopatico (in media 1,67 punti) e sotto cure placebo (p=0.0479). In definitiva, i valori CGI e le valutazioni dei questionari dei genitori mostrano un miglioramento rispettivo del 37% e 63% sotto periodo di osservazione a lungo termine di 14 settimane (p<0.0001). Anche gli insegnanti hanno riscontrato dei miglioramenti nel gruppo trattato con terapia omeopatica rispetto a quello trattato con placebo, con valori CGI del 28% e valutazioni dei questionari degli insegnanti del 37%.

Questo studio presenta una caratteristica interessante: gli omeopati hanno incontrato ciascun bambino una sola volta e hanno condotto le visite di follow-up soltanto con i genitori dei pazienti. Questa strategia è servita a minimizzare il contatto dei bambini con l’omeopata per ridurre a sua volta un eventuale sostegno psicologico da parte del medico.

Uno studio doppio cieco caratterizzato da metodologia omeopatica non convenzionale.

Dovrebbe poter essere facilmente riscontrabile che non tutti gli studi attestino l’efficacia della medicina omeopatica. Poiché i risultati ottenuti con l’omeopatia possono essere valutati al meglio quando i farmaci sono selezionati singolarmente per ciascun paziente, alcuni medici tradizionali sono in grado di prescrivere i medicinali omeopatici con maggiore cautela e cura.

E’ stato condotto uno studio randomizzato doppio cieco e controllato con placebo su 43 bambini dai 6 ai 12 anni, che soddisfano i criteri della scala DSM-IV per l’ ADHD (Jacobs, Williams, Girard, et al., 2005). Questi pazienti sono stati randomizzati per ricevere una prima valutazione omeopatica e successivamente un rimedio o di tipo omeopatico o placebo. I pazienti sono stati visitati da medici omeopatici ogni sei settimane per 18 settimane. In questo studio pilota è stato praticato un metodo omeopatico inedito e inconvenzionale, detto metodo di “Bombay” (noto anche come “metodo a sensazione”) .

Tra il gruppo trattato con omeopatia e il gruppo placebo non sono state riscontrate delle differenze statisticamente significative sulle variabili degli outcomes primari e secondari, tra le altre la Conners Global Index. Tuttavia sono stati registrati dei miglioramenti statistici e clinici in entrambi i gruppi su molte delle misure degli outcome.

Questo studio pilota non ha fornito nessuna prova certa a sostegno degli effetti terapeutici dell’uso di rimedi omeopatici individualmente selezionati e applicati a bambini affetti da ADHD. I ricercatori sono giunti alla conclusione che esiste un effetto terapeutico benefico in corrispondenza di cure omeopatiche (il “pacchetto” di cure è composto sia dagli incontri con l’omeopata che dai farmaci omeopatici) e hanno garantito la prosecuzione di studi orientati in questo senso.

Uno studio doppio cieco tra placebo e omeopatia.

Il dottor John Lamont, psicologo nello Stato della Southern California, ha condotto uno studio con 43 bambini affetti da ADHD (Lamont, 1997). Ha assegnato a random ad una metà dei pazienti cure omeopatiche e all’altra cure placebo. Né i ricercatori, né i genitori né gli insegnanti erano a conoscenza a quale cura fosse sottoposto ciascun bambino, se con placebo o omeopatia.

Il miglioramento è stato stimato in base ai valori comportamentali forniti da genitori ed educatori. La scala utilizzata constava di soli 5 punti: Molto peggio (-2), leggermente peggio (-1), nessun cambiamento (0), leggermente meglio (+1), molto meglio (+2). I contatti con genitori e insegnanti sono stati mantenuti telefonicamente a 10 giorni dalla somministrazione della cura omeopatica o placebo, e successivamente dopo due mesi

Per evitare una potenziale influenza da parte dell’omeopata, l’unico contatto consentitogli con i bambini è stato durante il controllo iniziale e l’anamnesi omeopatica. Persino la somministrazione del farmaco omeopatico è avvenuta indirettamente, inviata via email.

Tutti i bambini partecipanti allo studio alloggiavano presso le proprie famiglie d’origine o d’affido, sotto la supervisione di assistenti sociali. L’età media dei piccoli pazienti era di 10 anni con provenienza etnica mista: 47% di bambini ispanici, 35% di bambini di colore e 18% di bambini d’etnia caucasica (ndT la suddivisione etnica è effettuata in base alle definizioni federali utili a censimenti della popolazione americana).

I bambini sono stati ammessi allo studio soltanto se il loro profilo corrispondeva ai criteri designati dal Diagnostic and Statistical Manual of the American Psychiatric Association (DSM-IV) per l’ADHD. I pazienti già trattati per ADHD sono stati ammessi allo studio solo previa assunzione della terapia per almeno sei settimane. Quest’ultima condizione è stata voluta dal dott. Lamont, che non ha ritenuto opportuno ammettere bambini mai trattati, in quanto sarebbe stato impossibile poi determinare se la presenza di miglioramenti fosse frutto delle cure tradizionali o di quelle omeopatiche.

Per 10 giorni, a metà dei bambini è stata assegnata una terapia omeopatica individualizzata, mentre la metà restante è stata sottoposta a trattamenti con placebo, con caratteristiche somiglianti al farmaco omeopatico. Dopo le due posologie sono state invertite per i due gruppi. A bambini e genitori tale cambiamento di terapia è rimasto ignoto, per una scelta dei ricercatori che volevano evitare che bambini e genitori cambiassero atteggiamento sapendo di ricevere la “vera” medicina e non il placebo.

Per i rimedi omeopatici individualizzati è sono stata utilizzata una posologia di potenza 200C, basandosi su uno studio pilota condotto dall’omeopata su 15 pazienti, in cui si è potuto osservare il trend che una potenza di 200C fosse più efficace di una di 30C.

I principali dati del miglioramento registrati dopo 10 giorni si attestavano a 0,35 per il gruppo trattato con placebo e 1,00 per il gruppo trattato con omeopatia (p=.05). Il picco di miglioramento è stato registrato a partire dal terzo giorno, mentre per un gruppo più ridotto il miglioramento è iniziato dopo i 10 giorni.

Allo scadere dei dieci giorni le terapie sono state invertite per i due gruppi ed è stato possibile paragonare i dati ottenuti nella prima parte dello studio. Il miglioramento per il gruppo divenuto placebo si è attestato di 0,35 e per il gruppo divenuto omeopatico di 1,13 (p=.02).

Al momento di segnalazioni da parte dei genitori di scarso miglioramento, l’omeopata ha provveduto a modificare la posologia una o due volte. Mettendo a confronto i risultati dopo la variazione della posologia, il gruppo trattato con omeopatia ha raggiunto un miglioramento di 1,63, mentre quello placebo di 0,35 (p=.01).

Oltre ai miglioramenti riportati 10 giorni dopo la terapia con rimedi omeopatici, i colloqui di follow-up hanno mostrato che la maggior parte dei bambini trattati con rimedi omeopatici hanno riportato un miglioramento delle proprie condizioni maggiore e duraturo. In totale, dopo due mesi, il 57% dei bambini hanno goduto di un miglioramento continuato nel tempo, il 24% ha mostrato dei miglioramenti per diversi giorni o settimane in seguito al trattamento omeopatico, ma con delle recidive riportate nel colloquio di follow-up due mesi dopo; infine il 19% dei bambini ha percepito un miglioramento durante il trattamento omeopatico (si può sospettare che tale miglioramento è principalmente attribuibile ad un effetto placebo).

A 18 dei 43 soggetti dello studio è stato assegnato una variazione del rimedio omeopatico, e per 7 di essi è stato necessario un’ulteriore variazione della posologia. A 10 giorni da ogni variazione di posologia si è proceduto a verificare telefonicamente l’andamento del trattamento e laddove non sono registrati miglioramenti, si è provveduto alla sostituzione del rimedio omeopatico.

Solo 3 bambini hanno abbandonato lo studio prima del suo completamento, in seguito a più variazioni nel dosaggio di anti-ADHD prescritti dopo il trattamento omeopatico.

Per concludere, lo studio ha mostrato che gli effetti della medicina omeopatica sono stati ottenuti in tempi relativamente rapidi (nella maggior parte dei casi entro 3 giorni) e dopo due mesi, nella fase di follow-up, il 57% dei pazienti ha riportato dei miglioramenti sostanziali e duraturi.

Il gruppo di ricercatori Cochrane Collaboration Review

Il gruppo Cochrane Collaboration raccoglie un pannello di ricercatori di fama internazionale che valutano le varie ricerche in circolazione. In una loro review su trattamenti omeopatici su bambini affetti da ADD/ADHD, hanno affermato che “sono ancora poche le prove a sostegno della tesi che l’omeopatia sia efficace nel trattamento dell’ADHD (Coulter and Dean, 2007). E’ importante notare che essi parlano di “poche prove” e non di nessuna prova a carico di un’efficacia dei rimedi omeopatici nella cura di ADD/ADHD.

Bisogna inoltre considerare che questo gruppo di esperti tende a restringere molto il campo nella definizione di “efficacia”, e nelle loro review ci vanno molto cauti, utilizzando spesso termini come “scarse o nessuna prova” per dei farmaci già comunemente in uso, nonostante questi vengano già ampiamente finanziati da privati, compagnie d’assicurazione e governi.

Un’ulteriore fattore che sfida l’omeopatia e la ricerca in questo campo consiste nel fatto che vari studi atti a valutare il sistema della medicina omeopatica differiscano molto l’un l’altro, rendendo ancora più difficoltosa una valutazione d’insieme. In ragione di ciò, i ricercatori del Cochrane Collaboration raccomandano “una ricerca più mirata, al fine di valutare i vari protocolli terapeutici”.

Poiché in pratica la ricerca nella medicina omeopatica non riceve virtualmente nessuna sovvenzione da parte dei governi, in quanto l’ “industria omeopatica” è decisamente meno importante rispetto alle industrie farmaceutiche tradizionali, esistono infinitamente meno ricercatori interessati ai medicinali omeopatici.

In ogni caso, a review del Cochrane Collaboration sulla ricerca in ambito omeopatico condotta su bambini affetti da ADD/ADHD, riconosce l’alta qualità con la quale sono stati condotti alcuni degli studi presentati in questo articolo (Frei, et al., 2005; Jacobs, et al., 2006), e afferma che vari studi sull’omeopatia utilizzano diversi tipi di trattamenti omeopatici.

Infine è essenziale ricordare a medici e genitori le parole di Ippocrate: “per prima cosa, non fare del male”. Questo ottimo consiglio è stato rivolto da Ippocrate ai medici, ma può essere di particolare utilità anche per i genitori.

Il legame tra pesticidi e ADHD

Un paragrafo su questo argomento potrebbe anche essere tranquillamente omesso, se solo non citasse e documentasse quanto la ricerca abbia recentemente messo in luce l’esistenza di uno stretto legame tra l’esposizione dei bambini a pesticidi chimici e l’ADD/ADHD (Bouchard, Bellinger, Wright, et al., 2010). Pubblicato nella nota rivista pediatrica Pediatrics, un gruppo di ricercatori di Harvard e altri hanno dimostrato che l’esposizione a pesticidi organofosfati, a livelli comuni tra i bambini statunitensi, possa contribuire alla diffusione dell’ADHD.

Più specificamente, utilizzando dati trasversali estrapolati dal sondaggio National Health and Nutrition Examination Survey (2000-2004) (ndT condotto dal centro nazionale americano per i sondaggi sulla salute, NCHS), disponibili per 1139 bambini come campione di rappresentanza della popolazione statunitense, i ricercatori hanno scoperto che 190 bambini soddisfacevano i criteri dell’ADHD.

Per determinare la zavorra corporea (body burden) sono state misurate sei concentrazioni per i metaboliti diachil fosfato (DAP). I ricercatori hanno svelato di aver individuato uno o più metaboliti in quasi 94% dei bambini analizzati. Una sostanza chimica di uso comune il dimetil-alchilfosfato (DMAP) era presente nel 64% dei bambini valutati. I bambini con le maggiori concentrazioni, in particolare di DMAP presentavano una predisposizione due volte maggiore per l’ADHD, rispetto ai bambini con concentrazioni impercettibili.

Infine un aumento decuplicato nelle concentrazioni urinarie di metaboliti organofosfati è stato associato con un aumento dal 55% al 72% degli odd per l’ADHD, il che significa che i bambini con una elevata concentrazione urinaria di queste sostanze, presentavano una maggiore possibilità di diagnosi si ADHD.

I pesticidi organofosfati sono stati già in passato correlati a complicazioni nello sviluppo neurologico, come per problemi di memoria, difficoltà nella concentrazione e iperattività. La ricerca ha condotto studi similari su bambini che vivono presso o nelle vicinanze di grandi produzioni agricole e quindi esposti a pesticidi. Quello di cui abbiamo parlato è studio pioneristico, unico nel suo genere, e non si è limitato nella ricerca su bambini dalla nota esposizione a pesticidi. E’ una ricerca che non ha nulla a che vedere con la ricerca omeopatica. Precedenti studi condotti su animali ed esseri umani esposti a sostanze tossiche ambientali hanno mostrato i benefici dei farmaci omeopatici (Ullman, 2011).

Letteratura di riferimento:

Bouchard MF, Bellinger DC, Wright RO, Weisskopf MG. Attention-deficit/hyperactivity disorder and urinary metabolites of organophosphate pesticides. Pediatrics. 2010 Jun;125(6):e1270-7. Epub 2010 May 17.

Coulter M, Dean M. Homeopathy for Attention Deficit/Hyperactivity Disorder or Hyperkinetic Disorder. Cochrane Database Syst Rev. 2007 Oct 17;(4).

Frei, H, Everts R, von Ammon K, Kaufmann F, Walther D, Hsu-Schmitz SF, Collenberg M, Fuhrer K, Hassink R, Steinlin M, Thurneysen A. Homeopathic treatment of children with attention deficit hyperactivity disorder: a randomised, double blind, placebo controlled crossover trial. Eur J Pediatr., July 27,2005,164:758-767.

Frei, H, and Thurneysen, A. Treatment for Hyperactive Children: Homeopathy and Methylphenidate Compared in a Family Setting, British Homeopathic Journal, October 2001,90:183-188.

Jacob J, Williams AL, Girard C, Njike, VY, Katz D. Homeopathy for Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder: A Pilot Randomized-Controlled Trials. Journal of Alternative and Complementary Medicine. 11, 5, 2005:799-806

Lamont, J., “Homeopathic Treatment of Attention Deficit Hyperactivity Disorder,” British Homeopathic Journal, Vol. 86, October, 1997, 196-200.

Ullman, D. Homeopathy for Radiation Poisoning. HuffingtonPost. 4/3/2011.

Vedantam S. Debate over Drugs for ADHD Reignites, Washington Post. March 27, 2009.

Risorse:

Judyth Reichenberg-Ullman, ND, MSW, and Robert Ullman, ND, Ritalin Free Kids: Safe and Effective Homeopathic Medicine for ADD and Other Behavioral and Learning Problems, Edmonds, WA: Picnic Point Press, 1996 (Note: Gli autori del libro non sono in alcun modo correlati con l’autore di questo articolo).

(*) Dana Ullman, MPH. Homeopathic Medicines for Children and Infants., New York: Jeremy Tarcher/Putnam, 1992.
http://www.huffingtonpost.com/dana-ullman/adhd-homeopathy_b_862492.html?view=print

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