Psicofarmaci ai bambini, cresce esponenzialmente il consumo

Fonte: Sanitaliaweb

In Germania decolla verso il milione di prescrizioni SHIRE® alla conquista del mercato europeo dei bambini?

Un accurato studio dell’autorevole rivista scientifica
“Pediatrics”(1)aveva recentemente confermato la crescita inarrestabile in tutto lo scorso decennio delle vendite di psicofarmaci per bambini in USA: dagli inizi degli anni 2000 al 2010, i numeri confermano un + 46% d’incremento di prescrizioni, e quindi del giro d’affari miliardario – in dollari – generato a favore delle case farmaceutiche produttrici. Un problema tutto americano, come a più riprese dichiarato da alcuni sedicenti esperti? Invece le recentissime statistiche sulle prescrizioni di psicofarmaci ai minori nella vicinissima Germania generano allarme anche nel nostro paese: 750.000 bambini tedeschi nel 2011 avrebbero avuto la diagnosi di ADHD (Sindrome da Iperattività e Deficit di Disattenzione),la malattia dei “Gianburrasca”, sempre distratti e in incontenibile movimento. In Germania, i bambini “iperattivi” sono prevalentemente maschi (620.000) con maggior diffusione intorno al 10° anno di età. “Ovviamente – commenta Alain Goussot, Professore di Pedagogia all’Università di Bologna – dal momento che proprio quella è l’età, specie per i maschietti, di incontenibile movimento e di voglia di stare mai fermi”. Anche in Germania non sono mancate le voci critiche: chi parla di “doping scolastico” e chi – fra medici ed esperti tedeschi – punta il dito sui rischi dell’abuso di psicofarmaci che – nel 2011 – sarebbero stati prescritti al 7% dei pre-adolescenti tedeschi maschi e al 2% delle loro coetanee femmine. Ma non sono solo i famigerati Ritalin® (metilfenidato, prodotto dalla
svizzera Novartis®) o Strattera® (atomoxetina, dell’americana Ely Lilly) ad essere utilizzati per questi trattamenti sui bambini, che – è bene
ricordarlo – riducono solo i sintomi, a prezzo di effetti collaterali potenzialmente distruttivi, e senza curare alcunchè, dal momento che le ricerche scientifiche dimostrano che dopo massimo 24 mesi i “benefici” del farmaco diventano totalmente ininfluenti(2), e che comunque in larga misura questo genere di disagi si può risolvere con strategie non farmacologiche, e anche del tutto naturalmente con l’avanzare dell’età. I trend di crescita di mercato più significativi paiono infatti essere quelli dell’”iperattiva”: Shire®, la multinazionale inglese che con i suoi prodotti Vyvanse® (Lisdexamfetamine Dimesylate), Intuniv® (Guanfacina) e Adderal® (Dextro Anfetamina) supera ormai ampliamente gli 8 milioni di ricette all’anno con oltre 1,55 miliardi di dollari di incassi ogni 12 mesi(3).
Luca Poma, giornalista e portavoce nazionale di “Giù le Mani dai Bambini” Onlus, il più rappresentativo comitato per la farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org), dichiara: “Non è la prima volta che denunciamo anche in Italia attività promozionali propedeutiche alla commercializzazione di farmaci per l’ADHD, prodotti peraltro neppure ancora autorizzati nel nostro paese. Non si promuovono solo ricerche per l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni(4), ma anche attività di pre-marketing, come il finanziamento a congressi scientifici per affermare “l’emergenza ADHD”, oppure come la creazione di siti internet per propagandare la presunta malattia, se non addirittura per ‘spiegare’ ai bambini stessi come gestire la disattenzione e iperattività (5), stimolando così nelle famiglie l’interesse per la relativa terapia, ovviamente farmacologica. E in tutti questi casi, la più ‘iperattiva’ tra le multinazionali del farmaco pare proprio essere la Shire®”. Dopo Germania, Austria, Svezia e Danimarca, il prossimo obiettivo commerciale parrebbe essere l’Italia. “Le norme europee – prosegue Poma – rendono molto semplice registrare un farmaco già autorizzato in altre nazioni dell’UE, quindi anche Shire – dopo le autorizzazioni ottenute in vari Stati – si sta concentrando sul nostro paese, che è il 5° mercato farmaceutico al mondo: la strategia sembra quella di ‘medicalizzare’ i comportamenti di un numero crescente di minori italiani. Un business miliardario, che secondo molti osservatori viene promosso a spese della salute dei più deboli tra noi: i bambini”.

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